Amo l’Asfalto
Odio l’Asfalto
Affermazioni così estreme ed opposte rispecchiano emozioni contrastanti evocate dallo stesso elemento.
Negli anni ’60 il ragazzo della via Gluck ci avvertiva che il cemento e l’asfalto distruggevano l’erba, i prati, la vita… nello stesso momento il roboante boom economico ci ammaliava e ci mostrava l’asfalto buono, quello del progresso, dell’ordine e della velocità.
Un’evidente ambiguità.
Allo stesso modo ci viene spontaneo accostare il Delta del Po all’idea di un ambiente naturale e selvaggio, ma ad una più approfondita indagine scopriamo che il delta, nella sua delicata bellezza, è un ambiente dalla struttura artificiale, così conformato perché l’uomo l’ha modellato e mantenuto e utilizzato.
Un’evidente ambiguità.
Quante volte ho fotografato il Delta del Po escludendo dall’immagine la strada asfaltata, girando lo sguardo, ruotando il corpo, piegando la macchina, ho tagliato il bituminoso elemento per non tradire l’illusione di una bellezza naturale unica ed appagante.
E’ vero, spesso la mente indaga, registra, giudica, cataloga, ma anche… si confonde!